CON ABU DHARR IL PRIMO SALUTO ISLAMICO

Torniamo con le storie sui sahabah, compagni del Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui). Questa volta vi racconterò la storia di Abu Dharr al-Ghifari (che Allah sia soddisfatto di lui). Il suo nome era Jundub ibn Junadah, soprannominato Abu Dharr, Al – Ghifari perché proveniva dalla tribù dei Ghifar. Abu Dharr era di carattere mite ma al tempo stesso era molto coraggioso e ne diede prova. Odiava gli idoli, che il suo popolo -al contrario di lui- adorava. Mentre si trovava nel deserto di Waddan, venne a sapere dell’esistenza di un nuovo Profeta apparso alla Mecca. Sperava in cuor suo che questo Profeta sarebbe riuscito a convincere, con l’aiuto di Iddio L’Altissimo, il suo popolo tanto legato all’idolatria e alla superstizione. Non esitò un attimo, chiamò suo fratello Anis [in alcune traduzioni è riportato il nome di Unays] e gli disse:

“Vai alla Mecca e raccogli tutte le notizie che puoi su quest’uomo che afferma di essere un Profeta e di ricevere la rivelazione dai cieli. Ascolta ciò che dice, torna da me e riferiscimelo”. Naturalmente questo Profeta di cui aveva sentito parlare non era altri che il nostro Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui), il Messaggero di Iddio L’Altissimo Allah l’Onnipotente, l’ultimo dei profeti scesi sulla Terra per portare il Vero Messaggio. Anis andò alla Mecca e incontrò il Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi), ascoltò quello che aveva da dire alla gente e tornò nel deserto di Waddan. Abu Dharr appena vide il fratello gli chiese ansiosamente notizie del Profeta Muhammad (sallallahu ‘aleyhi wa sallam).

Anis gli rispose: “Ho visto un uomo che invita la gente alla nobiltà d’animo e le cui parole non sono semplici poesie”.

“Cosa dice la gente di lui?” chiese Abu Dharr.

“Dicono che è un mago, un indovino e un poeta”, rispose il fratello.

“La mia curiosità non è soddisfatta. Questo problema non è ancora risolto. Ti prenderai cura della mia famiglia mentre io esco ed esaminerò di persona la missione di questo Profeta”.

“Sì, ma attento ai Meccani”, gli disse Anis.

Abu Dharr arrivò alla Mecca molto preoccupato e fece attenzione ad ogni cosa, non dimentichiamo che alla Mecca c’erano i Coreisciti [Quraysh] grandi idolatri e nemici del Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) e di tutti coloro che erano contro all’idolatria. Così i musulmani erano perseguitati dai Coreisciti, popolo malvagio e violento. Abu Dharr venne a conoscenza di tutto questo ma era ciò che si aspettava, non rimase sorpreso, Anis l’aveva avvisato. Giunse alla Sacra Moschea della Mecca, era ormai notte così si sdraiò lì, il nipote del Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) ‘Ali ibn abu Talib (che Allah sia soddisfatto di lui) lo notò subito, capì che si trattava di uno straniero così lo invitò a casa sua. Abu Dharr dopo aver trascorso la notte prese la sua borsa con le provviste e la sua sacca d’acqua per dirigersi di nuovo alla Sacra Moschea. ‘Ali non gli chiese nulla e così nemmeno Abu Dharr gli porse delle domande. Non conobbe ancora il Profeta (pace e benedizione su di lui) così la sera tornò alla Sacra Moschea per dormire, ‘Ali passò di nuovo accanto e disse:

“Non è forse tempo che un uomo conosca la sua casa?”.

Abu Dharr si alzò ed ‘Ali lo invitò di nuovo a casa sua per passare la notte. Anche questa volta nessuno dei due fece domande, la terza notte però ‘Ali non rimase in silenzio come le due notti precedenti e gli chiese:

“Non hai intenzione di dirmi perché sei venuto alla Mecca?”.

Abu Dharr gli rispose: “Solo se ti assumi l’impegno di condurmi a ciò che cerco”.

‘Ali acconsentì e Abu Dharr disse: “Sono venuto alla Mecca da un luogo lontano in cerca del nuovo Profeta, vorrei incontrarlo per ascoltare ciò che ha da dire”.

Il volto di ‘Ali s’illuminò di felicità e disse: “Per Dio, è veramente il Messaggero di Dio” e continuò a raccontare ad Abu Dharr del Profeta Muhammad (sallallahu ‘aleihi wa sallam) e dei suoi insegnamenti.

Abu Dharr non chiuse occhio per tutta la notte dall’emozione, desiderava fortemente conoscere il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui), sentire le sue parole riguardo la rivelazione. Così il giorno seguente avvenne finalmente l’incontro. Abu Dharr salutò il Profeta con le seguenti parole: “As-salaamu Alayka Yaa Rasulullah”, che significa: “La pace sia su di te, o Messaggero di Dio”.

E il Profeta rispose: “Wa Alayka salaamullahi wa rahmatuhu wa barakaatuhu” che significa: “E su di te sia la pace di Dio, la Sua misericordia e le Sue benedizioni”.

Abu Dharr fu la prima persona a salutare il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) con il saluto islamico che tutti conosciamo e usiamo ogni volta che incontriamo un musulmano, un nostro fratello nell’Islam:

“Assalamu ‘aleikum wa rahmatullahi wa barakatu, La pace su di voi, la misericordia di Allah e le Sue benedizioni”.

Risposta:

“wa ‘aleikum salam wa rahmatullahi wa barakatu, su di voi la pace, la misericordia di Allah e le Sue benedizioni”.

Il primo uomo sulla Terra e quindi il primo Profeta Adamo (pace su di lui) fu il primo in assoluto a dire: “Assalamu ‘aleikum, la pace su di voi”, tuttavia il nostro saluto cominciò a diffondersi dopo Abu Dharr, in seguito.

Il Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi) invitò Abu Dharr all’Islam, gli recitò il Sacro Corano, naturalmente Abu Dharr abbracciò l’Islam pronunciando la Shahadah [Attestazione di Fede], fu tra i primi a diventare musulmano. Quindi con Abu Dharr ci fu il primo saluto islamico e fu tra i primi ad abbracciare l’Islam, fu così tra i primi musulmani nella storia. Il Profeta (pace e benedizione su di lui) gli disse per il momento di non rivelare alla Mecca a nessuno che -Abu Dharr- ha abbracciato l’Islam: “Temo che ti uccidano”. I musulmani non erano ancora molto numerosi quindi non era certo il momento per uscire allo scoperto, non ancora. Abu Dharr però fece il contrario e gli rispose immediatamente – promettendogli- che sarebbe andato alla Sacra Moschea per proclamare la Verità in mezzo ai Coreisciti:

“Per Colui nelle Cui mani è la mia anima, non lascerò la Mecca finché non mi sarò recato alla Sacra Moschea e avrò proclamato la Verità in mezzo ai Coreisciti”. Il Profeta (pace e benedizione su di lui) rimase in silenzio.

Così Abu Dharr giunse alla Sacra Moschea e gridò a squarciagola: “O popolo di Quraysh, attesto che non c’è Dio all’infuori di Allah e che Muhammad è il Messaggero di Allah”.

La reazione dei Coreisciti?

“Si avventarono su di me e cominciarono a picchiarmi senza pietà – raccontò poi Abu Dharr-. Volevano chiaramente uccidermi. Ma Abbas ibn Abdulmuttalib, lo zio del Profeta, mi riconobbe. Lui si chinò su di me per proteggermi”.

Abbas ibn Abdulmuttalib disse ai Coreisciti:

“Guai a voi! Uccidereste un uomo della tribù Ghifar mentre le vostre carovane attraversano il loro territorio?”.  Così smisero di picchiarlo e lo lasciarono andare. Quando Abu Dharr tornò dal Profeta in uno stato pietoso per via della violenza subita dal nemico, il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) disse:

“Non ti avevo forse detto di non annunciare la tua accettazione dell’Islam?”.

“O Messaggero di Allah”, disse Abu Dharr, “era un bisogno che sentivo nell’anima e l’ho esternato”. “Va dal tuo popolo [la tribù dei Ghifar]”, gli ordinò, “ e racconta loro quello che hai visto e udito. Invitali a Dio. Forse Dio beneficerà loro per il tuo tramite e ti ricompenserà per mezzo di loro. E quando verrai a sapere che sarò uscito allo scoperto, allora verrai da me”.

Così Abu Dharr tornò dalla sua gente, informò il fratello della sua conversione all’Islam, il quale non si oppose alla religione proclamando di essere anch’egli musulmano e così la madre. Da quel giorno l’intera famiglia continuò instancabilmente a invitare i Ghifar all’Islam. Abu Dharr rimase nella sua dimora nel deserto fino a quando il Profeta (che Allah lo elogi e lo preservi) non emigrò a Medina, lo raggiunse, rimase lì fino alla morte del Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui), dopodiché decise di andare nel deserto siriano, per via del grande doloro per la perdita del Profeta (pace e benedizione su di lui) dove ci rimase durante il califfato di Abu Bakr e quello di ‘Umar. Durante il califfato di ‘Uthman aumentò fra i musulmani l’attaccamento ai beni materiali, alle ricchezze, allontanandosi così dal vero messaggio del Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui). ‘Uthman (che Allah sia soddisfatto di lui) non era responsabile di ciò, è stato un ottimo califfo, ma la gente prese altre direzioni, non tutti. Abu Dharr fu colto da un senso di tristezza e di repulsione, fu rattristato e disgustato per il comportamento della gente, così si isolò in un piccolo villaggio nei pressi di Medina. Continuò a vivere lì seguendo gli insegnamenti del Profeta Muhammad (sallallahu ‘aleyhi wa sallam), rinunciando ai beni materiali per una vita semplice, consapevole di vivere in un mondo transitorio. I beni più preziosi sono nell’Aldilà.

Il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) disse di Abu Dharr:

“La terra non sostiene né i cieli coprono un uomo più vero e fidato di Abu Dharr”.

Nell’anno 32 dell’Egira [Hijra, era musulmana] Abu Dharr lasciò questa vita terrena.

Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo

Nei numeri precedenti di “Mondo Islam Magazine”: Hamza (“Mondo Islam” n. 17), Bilal (n. 17), Abu Hurayra (n. 19), Khaled ibn Al Walid (n. 19), Abdullah ibn Abbas (n. 20), Salman Al Farsi (n. 20), Umar ibn Abdul Aziz (n. 21), Amr ibn Al ‘ Aas (n. 21), Said ibn Amir al-Jumahi (n. 24), Abu Ubaydah ibn al-Jarrah (n. 24), Abdullah ibn Mas’ùd (n. 27) , Khabbab ibn al-Aratt (n. 28), Abdullah ibn Umm Maktum (n. 28).

Tratto da “Mondo Islam Magazine” n. 30