IL MODO PIU’ GIUSTO PER INSEGNARE L’ISLAM E I VERI SAPIENTI

Argomento già trattato in passato ma in modo diverso. Qual’è il modo più giusto per insegnare – o parlare- d’Islam agli altri e da chi apprendere l’Islam? quali sono i veri sapienti?

Un fratello nell’Islam chiede ad uno sheikh:

“Amo diffondere il bene e la conoscenza tra i miei colleghi, ma a causa della loro gelosia ed avversione non ottengo alcun esito. Dovrei insistere con loro nonostante percepisco da parte loro avversione e gelosia?”

“Queste sono cose che possono accadere spesso –dice lo sheikh del sito islamqa- a chi cerca di chiamare al bene le persone. Colui che vuole chiamare le persone ad Allah ed insegnare loro il bene dovrebbe sforzarsi ad essere paziente, gentile e saggio. Se alcuni di questi colleghi vogliono imparare ed altri no, allora ciò che dovresti fare è persistere nel presentare le tue lezioni a coloro che vogliono imparare e non smettere di fare del bene. Ma se scopri che alcuni di questi sono invidiosi o gelosi, allora ciò che è appropriato per chi insegna il bene è essere pazienti e non far caso alla loro ignoranza. Dovresti rispondere al loro maltrattamento con gentilezza, forse questo cambierà ciò che è nei loro cuori. Ma se tutti respingono le tue esortazioni, allora l’approccio saggio non è quello di costringere loro, perché di solito ciò non porta ad alcun beneficio,  piuttosto porterà a rifiutare ostinatamente la verità”.

È esattamente questo l’errore più comune tra chi cerca di portare la parola di Allah agli altri. Quello di cercare di costringere ad ascoltare, la costrizione non porta nulla di buono, anzi, da l’effetto contrario, ed invece di far amare ciò che stai dicendo dai agli altri un senso di repulsione, anche se ciò che stai riportando è la Verità e lo fai per il loro bene, o almeno è questa la tua intenzione. Altro errore comune è parlare ore ed ore o anche per un intero giorno solo di religione. Spesso bisogna essere concentrati su certi discorsi importantissimi ma impegnativi e non sempre la mente dell’uomo può essere predisposta a ciò. Chi parla d’Islam – ed in questi casi sta insegnando-  lo fa col cuore, sincerità, per lui è una cosa naturale, ma lo sforzo maggiore é per chi ascolta, perché dovrà essere concentrato per ore su argomenti fondamentali ma -come già detto- impegnativi. La cosa più giusta è alternare con altri argomenti, ed essere quindi più equilibrati in questo. Parlare d’ Islam, fermarsi, parlare d’altro, anche di cose divertenti, naturalmente senza oltrepassare i propri limiti scadendo nel volgare. Riprendere con discorsi religiosi risulta così più facile e piacevole.

Allah dice nel Sacro Corano: “Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni altro] coloro che sono ben guidati” Sura An-Nahl/ Le Api, v. 125

“Saggezza significa fare ciò che è appropriato, al momento opportuno, pronunciare parole giuste, dire ciò che è appropriato, perché in alcuni luoghi e alcune volte non è appropriato predicare o esortare le persone”. Dice lo Shaykh Ibn Uthaymeen (che Allah abbia misericordia di lui) e ciò che dice in questo discorso è giusto. A chi lo critica o lo disprezza inviterei a basarsi sui suoi discorsi e non sul suo nome famoso che lo ricollega ad un certo ambiente che può piacere o non piacere – oggi portato avanti soprattutto dagli pseudo-salafiti (vedi i miei articoli di circa 5 anni fa)-. Basatevi su ciò che dice e non su altro.

“Se i tuoi colleghi di lavoro non vogliono imparare da te –dice lo sheikh del sito islamqa-, cerca altri desiderosi di trarne beneficio e apprendere”.

Stesso discorso vale anche per chi vuole spiegare l’Islam ai non musulmani. Fatelo solo con chi vi sembra veramente interessato ed ancor meglio se l’interlocutore apre il discorso porgendovi domande sull’Islam.

Per quanto riguarda i tornati all’Islam, – i musulmani italiani- che cercano di spiegare l’Islam agli arabi e ai non arabi non devono essere giudicati in quanto italiani, perché potrebbero sapere più cose di tutti loro messi insieme.

Come possiamo distinguere però uno che conosce veramente l’Islam da chi si spaccia come tale e che in realtà porta solo innovazione? Chi è poi uno che studia l’Islam anche da solo, o supportato dai vari sapienti in strutture come Università o tramite internet e chi un vero Mufti, quali sono le differenze? Chi sono poi i veri sapienti?

“Non siamo d’accordo con l’opinione di alcuni studiosi di usool al-fiqh [fondamenti della giurisprudenza islamica]– dice lo sheikh di Islamqa- che affermano che chi non è specializzato in scienze islamiche non sarà in grado di fare lo sforzo di scoprire e selezionare gli studiosi qualificati per impegnarsi in ijtihaad [interpretazioni del Corano e della Sunnah al fine di proporre norme giuridiche] e distinguerli dagli altri, specialmente quando oggigiorno stiamo vivendo nei tempi in cui la conoscenza e l’educazione sono diffuse dalla grazia di Allah, possa essere Glorificato, poiché molte persone ora possiedono mezzi che aiutano a dirigere i loro pensieri e li abilita a fare delle scelte”.

Il vero studioso d’Islam è colui che dà la precedenza al Sacro Corano ed é disposto a seguire l’esempio dei giusti delle prime generazioni: i Sahaabah, i Taabi’een e i principali studiosi.

“Quindi – spiega lo sheikh- in generale non si allontanano dal loro cammino ed ogni fatwa o parola che pronunciano l’attribuisce ad uno dei precedenti studiosi di spicco come: Abu Bakr, ‘Umar, Sufyaan, al-Awzaa‘i, Abu Haneefah, Maalik, ash-Shaafa‘i, Ahmad (ibn Hanbal), al-Ghazaali, al-‘Izz ibn ‘Abd as-Salaam, an-Nawawi, Ibn Taymiyah, Ibn al-Qayyim, Ibn Katheer, Ibn Hajar e altri studiosi dell’Islam”.

Lo sheikh ha citato due dei quattro califfi compagni del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi): Abu Bakr e Umar (che Allah sia soddisfatto di tutti e quattro – gli altri due sono Uthman e Ali-); i quattro imam delle quattro scuole di Fiqh più importanti: hanafita (Abu Haneefah), shafeita (ash-Shaafa‘i), malikita (Maalik) e hanbalita (Ahmad ibn Hanbal); i trasmettitori di hadith come an-Nawawi; sapienti come Ibn Katheer – autore del libro “Le Storie dei Profeti” e del Tafsir del Sacro Corano [ Spiegazione dei significati del Sacro Corano]-;  al-Ghazaali –teologo, giurista, amato da tutte le correnti islamiche-;  Ibn Taymiyah – teologo, giurista-, ecc.

“Ma se al giorno d’oggi – dice lo sheikh- trovi qualcuno che non si riferisce a questi studiosi o non mostra alcun orgoglio in loro, e non segue la loro metodologia nella comprensione dei testi islamici, allora non è uno di quelli che seguono le generazioni precedenti, piuttosto è uno di quelli che si sono allontanati dal loro cammino e hanno scelto l’innovazione”.

“Uno dei segni più importanti del vero studioso e sincero mufti, è che non si attribuisce ad un piccolo gruppo e non si fa chiamare con un nome o afferma di seguire qualcosa che non faccia parte della Ummah [Comunità islamica], piuttosto si attribuisce a questa Ummah e si considera parte di essa, passata e presente, in tutta la storia dell’Islam. Quanto a colui che afferma di appartenere a un gruppo specifico con credenze specifiche, come i Bareilawi [estremi sufi Indo-Pakistani, con influenze del sufismo, sciismo ed induismo], i Deobandi [ gruppo nato in India, seguace dell’Imam Abu Hanifa e delle Tariqaa sufi], i Qadiani [movimento nato in India fondato da Mirza  Ghulam  Ahmad al-Qadiani  il quale proclamava di essere un Profeta persino superiore al Profeta Muhammad (astaghfarullah)] e così via, o che si distingue dal corpo principale di Ahl as-Sunnah wa’l-Jamaa’ah [ coloro che aderiscono alla Sunnah lontani da ogni innovazione] , con un nome appena inventato o un modo speciale di adorare, questo di solito è un segno di innovazione e si allontana così dal percorso della Sunnah”.

“Non c’è nulla di sbagliato nel prendere in considerazione la certificazione accademica, in particolare la certificazione post-laurea in una particolare specialità di un’importante Università riconosciuta in tutto il mondo musulmano. In effetti spesso è importante – quando si chiede un problema o una questione specifica che richiede speciali ricerche -. Tale ricerca è spesso ben eseguita, grazie alla cura e all’attenzione delle Università interessate, alla supervisione di professori specializzati e al fatto che lo scrittore è stato oggetto di dibattiti e discussioni su tutto ciò che ha scritto. Ma ciò non significa che chiunque abbia una laurea in Sharee’ah [Legge islamica] ottenuta in una qualsiasi Università abbia raggiunto il giusto livello di conoscenza che lo qualifichi per rilasciare Fatawe [plurale di “Fatwa” Sentenza Giuridica] riguardanti questioni religiose. Questo non è ciò a cui qui ci riferiamo. Abbiamo visto moltissime persone che hanno tali titoli, ma non hanno una buona conoscenza e non sono qualificate per rilasciare Fatawe, poiché non sono all’altezza e non hanno continuato ad acquisire ulteriori conoscenze”.

“Uno dei segni più importanti che consigliamo alle persone di prestare attenzione è che questo mufti o studioso dovrebbe essere qualcuno che è diventato famoso per la sua sincerità e conoscenza tra l’élite accademica e i circoli specializzati, non solo tra la gente comune. Piuttosto studiosi e specialisti dovrebbero testimoniare della sua comprensione e abilità, e dovrebbero riconoscere che è ben versato e le sue opinioni sono fondate. Qui citeremo come prova ciò che gli studiosi di hadith hanno detto sui modi per dimostrare che un narratore ha un buon carattere. Ibn al-Salaah ha dichiarato: Il suo buon carattere può essere dimostrato quando altri due studiosi affermano che è di buon carattere o perché è ampiamente noto. Se una persona è ampiamente conosciuta per essere di buon carattere tra gli studiosi di hadith o altri studiosi, ed è stata ampiamente elogiata per la sua affidabilità e onestà, non c’è bisogno di una dichiarazione di persone specifiche che attestino il suo buon carattere. Questa è la visione corretta secondo il madhhab [Scuola] di ash-Shaafa’i (che Allah abbia misericordia di lui), ed è il principio che viene adottato nel campo di usool al-fiqh”. Citazione finale di Muqaddimat Ibn as-Salaah (p. 105).

“Essere famosi per la conoscenza nei circoli accademici è un segno sufficiente per rivolgersi a quello studioso e chiedergli questioni che non sono chiare. Ibn as-Salaah (che Allah abbia misericordia di lui) disse: La persona comune -che segue uno studioso- deve assolutamente fare delle ricerche per sapere se quello a cui sta chiedendo è qualificato per emettere Fatawe. Non è lecito chiedere Fatawe a chiunque sostenga di avere conoscenza, anche se è coinvolto nell’insegnamento o nella predicazione, o in qualsiasi altra posizione della conoscenza, solo perché afferma di avere conoscenza. Il suo essere famoso per l’emissione di Fatawe non dà certezza su di lui a meno che non ci siano prove tangibili. Essere ampiamente conosciuti dalla gente comune non è qualcosa di affidabile, perché potrebbe essere basato sulla confusione e finzione. È anche possibile chiedere ad una persona alla quale è stata detta di essere qualificata, ma al giorno d’oggi non ci si dovrebbe accontentare di chiedere a qualcuno solo perché da Fatawe o è noto perché si occupa di ciò, ma non è noto per essere qualificato a farlo”.

“La conoscenza [dell’Islam] è la più nobile ricerca in cui un uomo può trascorrere la sua vita e la sua giovinezza. Il Profeta  Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi) disse: Questo mondo è maledetto, così come ogni cosa in esso, ad eccezione del ricordo di Allah (dhikr) e di ciò che Gli piace – le buone azioni ecc-, uno studioso o uno studente. Narrato da al-Tirmidhi. Il percorso verso la conoscenza è lungo ed è un progetto a vita. Il cercatore di conoscenza continuerà a cercarla fino a quando non incontra Allah. E non dovrebbe ignorare gli eventi attuali e lo stato della sua società. Questi sono essenziali per la conoscenza. E ricordati le parole del Profeta Muhammad (che Allah lo elogi e lo preservi): Punta a fare del bene e fare quello che puoi. Svolgi i tuoi compiti nelle prime ore del giorno o nel pomeriggio, o di notte, e sii moderato [equilibrato] e avrai successo”. Riportato da al-Bukhaari e Muslim

Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo

Tratto da “Mondo Islam Magazine” n. 27